Val di Salarno: il primo Rifugio Alpino del CAI Brescia

Foto d'epoca Rifugio Salarno - anno 1886

Foto d'epoca Rifugio Salarno - anno 1886

Ruderi del Rifugio Salarno

Nel 1875, con l’approvazione giuridica della Sezione del Club Alpino Italiano di Brescia, sotto la guida del presidente Giuseppe Ragazzoni, inizia a prendere campo l’idea di costruire un Ricovero Alpino in Val di Salarno: "…una capanna rifugio da costruirsi sotto la Vedretta di Salarno a comodo degli alpinisti che si potrebbe fare con poca spesa, senza servirsi di molto legname, essendovi molti sassi con cui costruire muri secchi" (cit.Giuseppe Bonardi, socio della Sezione).

Dopo alcuni tentativi andati a vuoto a causa delle ristrettezze economiche della neonata Sezione, nel 1881 il comune di Saviore cede a titolo gratuito l’area nei pressi della ghiacciaia in Val di Salarno, a 2255 mt. S.l.m., e così l’ing. Calini provvede a stilare il progetto del primo Rifugio Alpino della Sezione bresciana del CAI. Si prevede la costruzione di un unico vano (6,00 metri di lunghezza x 5,00 di larghezza) con muri composti da blocchi di granito squadrati dello spessore di m 1,50; sormontata da un massiccio tetto a volta ad arco ribassato, anch’esso di pietre, unite da cemento idraulico, della grandezza di 60 cm, e ricoperto esternamente da una cotica erbosa. Due porte, due modeste finestre, un camino e un pancone di pietra come giaciglio.

Viene dato mandato di costruzione all’impresa Boldini di Saviore, che lo completa nell’agosto del 1882; il Rifugio Val di Salarno è inaugurato il 25 agosto 1883 durante il XVI Congresso Nazionale Alpino (le cui ultime giornate si svolgono a Breno).

Il costo totale dell’opera è di 2250 lire, oltre a 400 lire per le spese di arredamento (una cucina economica, un tavolo, sedie e coperte). Il tutto finanziato grazie all’aumento delle quote sociali della Sezione CAI di Brescia, ai contributi erogati dalla Sede Centrale, dal Comune di Brescia e da alcune amministrazioni comunali della Valle Camonica.

Purtroppo il rifugio rivela fin da subito i suoi limiti: il masso erratico di tonalite a cui è appoggiato fa trapelare una forte umidità, le piccole finestre non forniscono la corretta aerazione e illuminazione dell’ambiente. Inoltre manca un vero e proprio locale aperto a tutti.

Tali problematiche suscitano le lamentele dei visitatori, così la Sezione vi pone rimedio commissionando, nel 1886, all’impresa trentina Rigotti l’aggiunta di un avancorpo al vecchio edificio.

La nuova struttura, delle dimensioni di metri 4,00 x 4,10, è realizzata con murature in granito e rivestita internamente con legname; la copertura in legno è a due falde e coperto da scandole. Viene adibita a dormitorio, lasciando al vecchio rifugio la funzione di cucina e di camerata per le guide; il tutto per il costo totale di 2.500 lire.

Il nuovo corpo di fabbrica, consegnato nel 1887, pur riscuotendo il gradimento degli alpinisti, è fin da subito investito da una serie di eventi: le abbondanti nevicate prima, e le valanghe primaverili poi, lo tengono sepolto per 18 mesi, al termine dei quali si constata il grave danneggiamento del tetto in legno, mentre la volta di granito risulta intatta.

Sottoposto a un intervento di ripristino nel 1889, subisce alcuni furti di masserizie e denaro nel 1893 e nel 1900. Nel 1901 è colpito da una nuova valanga che compromette il nuovo corpo. Ripristinato, già nel 1903 la Sezione CAI di Brescia annuncia l’intenzione di costruire un nuovo rifugio, sempre in Val di Salarno, ma in una zona più protetta. L’ultimo pernottamento risale al settembre del 1907.

Il 29 giugno 1908 si inaugura il nuovo rifugio, intitolato all’avvocato e alpinista brenese Paolo Prudenzini (deceduto nel 1907).

  

Percorso:

A Saviore dell’Adamello seguire le indicazioni per la località Malga Fabrezza.

Si può lasciare l’auto negli appositi posteggi tra il rifugio Stella Alpina e la partenza della teleferica. Da qui si prosegue a piedi (segnavia n. 14), imboccando una mulattiera che attraversa il torrente e prosegue a tornanti. Si prende quota, raggiungendo le malghe di Macesso di Sotto e Macesso di Sopra (1935 m), e si inizia a scorgere il muraglione della diga del Lago di Salarno. Lungo la destra orografica ci si avvicina allo sbarramento (2070 m). Si prosegue lungo la stradina che costeggia il lago di Salarno prima, e quello di Dosazzo poi, fino a Malga Dosazzo. Da qui in leggera salita, si raggiungono i ruderi del Rifugio.


Bibliografia: “Il Rifugio di Salarno” a cura di G. Franceschini; “Rifugi storici della Lombardia” di Giuseppe Miotti; “Adamello: il tempo dei pionieri” di V. Martinelli.


Rifugio Salarno Ruderi

Rifugio Salarno Ruderi

Rifugio Salarno Ruderi

Rifugio Salarno Ruderi - 1881

Immagine da catasto - anno 1897

Rifugio Prudenzini - 2.235 mt

Rifugio Prudenzini


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