Nel Parco Adamello sono racchiuse splendide testimonianze dell’architettura rurale alpina, in parte conservatesi fino ad oggi, che attestano l’utilizzo, ma anche l’attenzione ed il rispetto che i nostri antenati hanno dedicato al territorio. Molti fabbricati non sono purtroppo giunti a noi integri nella loro straordinaria bellezza, poichè lo spopolamento della montagna ha provocato un graduale abbandono dell’attività agricola tradizionale e con essa si è verificato il costante degrado di questo patrimonio storico-culturale, che il Parco sta ora cercando di recuperare e valorizzare. In un’economia agricola, quale è stata fino a pochi decenni fa quella camuna, l’importanza dell’allevamento del bestiame e dell’utilizzo dei pascoli, dai fondovalle alle quote più elevate, è un dato inconfutabile. L’attività agricola tradizionale si sviluppava su più piani altimetrici nelle diverse stagioni dell’anno: a suo servizio sono stati costruiti edifici rurali di varie tipologie e con diverse modalità d’aggregazione, a testimonianza della grande capacità d’adattare le strutture alle esigenze dell’attività agricola e alle caratteristiche tecniche dei materiali costruttivi disponibili.
Sono di proprietà comunale, in genere ubicate al di sopra del limite della vegetazione arborea, oltre i 1800 metri di quota. Il complesso della malga è generalmente costituito da 3-4 edifici (Malga Lavedole):
Un altro importante elemento caratteristico della malga, in particolare nella zona Sud del Parco, è il (barech). Si tratta di un’area antistante il fabbricato, recintata con un muretto di sassi ammucchiati in modo irregolare, atta ad impedire l’allontanamento del bestiame. Il bàrech presenta un’unica apertura, dalla quale i bovini accedono a questa zona all’aperto, dove avvengono le operazioni di mungitura e dove il bestiame viene immesso per il pernottamento ed il ricovero temporaneo in caso di maltempo.
Sono gli edifici più frequenti e diffusi su tutto il territorio del Parco: costruiti a servizio delle stazioni di pascolo intermedie, i maggenghi, utilizzati in Primavera ed Autunno, caratterizzano il paesaggio agrario e vengono spesso indicati con il nome “baite”. La struttura portante è nella maggior parte dei casi completamente in pietra, scisti o granito, in funzione della maggiore o minore facilità di reperimento della stessa.
Generalmente di proprietà privata, in genere si sviluppano su due piani, con la stalla al piano terra, spesso seminterrata, ed il fienile al primo piano; una parte di esso è destinata a dormitorio e cucina. E’ presente anche una casèra e l’abbeveratoio. In alcuni casi il piano superiore presenta delle aperture, tamponate in tavole di larice o castagno disposte verticalmente. Tale tamponamento ligneo favorisce la ventilazione e quindi l’essiccazione del fieno. Le pareti esterne possono presentare immagini sacre sulle murature, incorniciate da pietre o inserite in piccole nicchie ricavate nelle murature perimetrali. Altri particolari costruttivi che contribuiscono a definire l’aspetto tipico di questi edifici sono:
Le singole baite sono talvolta affiancate ai baitelli (‘l baitèl), utilizzati per il ricovero degli animali e per la conservazione del latte. Questi fabbricati hanno dimensioni molto ridotte rispetto alle baite e sono tra i pochi esempi di edifici rurali a non avere subito consistenti trasformazioni o ristrutturazioni nel corso degli anni, risultando pertanto integri nelle loro caratteristiche costruttive. Uno splendido esempio è il Baitello di Valmazzone, la cui copertura è stata realizzata con imponenti lastre di granito, che rendono il fabbricato unico nel suo genere e di sicuro interesse architettonico.
Altro prezioso elemento, che ci consente di capire quanto è stata importante l’agricoltura nell’economia della Valle Camonica, sono i terrazzamenti. Importanti opere di bonifica e di sistemazione agraria dei terreni in pendenza, nati allo scopo di ricavare dalle pendici soleggiate spazi pianeggianti da coltivare con la vite o i cereali. Ancora oggi sono visibili gli splendidi e ordinati muri lineari, realizzati in pietre locali a secco e che caratterizzano ancora oggi il paesaggio agrario della parte inferiori delle pendici dei monti del Parco.