Uccelli
Numerosissime sono le specie di avifauna che vivono nei diversi ambienti dei Parco. Caratteristici dei boschi dell’orizzonte submontano sono i Picidi quali il picchio verde (Picus viridis), il picchio rosso maggiore (Picoides major) -facilmente individuabile grazie al caratteristico richiamo, un breve e acuto kik che viene emesso molto velocemente – ed il raro picchio nero (Dryocopus martius), la cui presenza è strettamente legata alla disponibilità di vecchi alberi marcescenti. Durante la primavera e l’estate esso si nutre soprattutto di larve di insetti parassiti degli alberi, che ricerca scavando buchi nel tronco; in autunno ed in inverno si nutre degli insetti svernanti sotto le cortecce e dei semi delle pigne. Per poter estrarre i pinoli il picchio incastra le pigne in una fessura della corteccia di un albero, generalmente sempre lo stesso, che si riconosce per le pigne già utilizzate che si accumulano alla sua base.
La civetta capogrosso (Aegolius funereus) è uno Strigiforme che vive nei boschi d’alto fusto con presenza di larice e nidifica volentieri nelle cavità prodotte dai picchi. Altri rapaci notturni che vivono nel Parco sono la civetta nana (Glaucidium passerinum), l’allocco (Strix aluco) e il gufo comune (Asio otus), che predilige i boschi frammisti a radure. Fra i rapaci diurni si ricordano il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), lo sparviere (Accipiter nisus), la poiana (Buteo buteo), il gheppio (Falco tinnunculus), l’astore (Accipiter gentilis) presente nelle foreste di conifere a quote comprese tra i 1000 ed i 1800 metri di quota.
Nel Parco vivono anche i Tetraonidi, uccelli di particolare interesse a causa della loro rarità e delle notevoli esigenze ecologiche. Nei boschi misti con ricco sottobosco è possibile avvistare il francolino di monte (Bonasia bonasia), mentre il fagiano di monte o gallo forcello (Tetrao tetrix) predilige i lariceti e gli arbusteti alpini tra i 1600 ed i 2200 m di quota. Il gallo forcello è una specie poligama in cui il corteggiamento avviene, dopo un susseguirsi di inseguimenti e combattimenti tra maschi per aggiudicarsi, mediante parate, danze e canti alle prime luci dell’alba, la migliore arena di canto (area in genere pianeggiante e priva di vegetazione che viene riutilizzata ogni anno). Nelle arene di canto, al termine delle esibizioni, avviene l’accoppiamento delle femmine con i maschi dominanti.
Rarissimo è il gallo cedrone (Tetrao urogallus), specie che vive solo in ambienti naturali integri e che è ormai relegata, con consistenze irrisorie, in pochi ambiti boscati della Val Paghera di Vezza d’Oglio e della località Olda di Sonico. Il suo habitat è essenzialmente costituito da foreste miste di latifoglie e conifere, con abbondante sottobosco erbaceo ed arbustivo, rigogliosa rinnovazione e presenza di vetusti esemplari arborei necessari alla specie come posatoi e per l’involo. Il gallo cedrone è particolarmente sensibile al disturbo antropico.
La pernice bianca (Lagopus mutus) è il tetraonide che vive alle quote più elevate. Analogamente alla lepre variabile ed all’ermellino in inverno assume una livrea completamente bianca che le consente di mimetizzarsi perfettamente con l’ambiente da lei frequentato, al limite delle nevi perenni a quote comprese tra i 2300 ed i 2800 m di quota. Nel piano culminale era un tempo diffusa la coturnice (Alectoris graeca), specie rupicola il cui habitat ideale coincide con i versanti aridi esposti a sud tra i 1700 ed i 2300 metri di quota.
La prateria alpina è abitata dal culbianco (Oenanthe oenanthe), dal sordone (Prunella collaris) e dal fringuello alpino (Montifringilla nivalis).
Sui dirupi rocciosi degli orizzonti estremi nidificano l’aquila reale (Aquila chrysaëtos) ed il gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus). L’aquila, specie territoriale e monogama, durante l’estate si nutre soprattutto di marmotte, giovani ungulati, ricci, volpi, corvidi e passeriformi. In inverno e primavera consuma le carcasse degli erbivori selvatici e del bestiame domestico travolto da slavine.